OMAGGIO!

Primi anni Sessanta. La nostra timida Italietta stava uscendo dallo sboom seguito allo straordinario sviluppo del dopoguerra. Che paura. Si correva a lavorare con la coda tra le gambe, quarantaquattro ore alla settimana, sabato mattino compreso. Lo faceva anche colui che scrive qui, fresco fresco di laurea bocconiana, primo impiego in una megamultinazionale. Nel tetro corridoio d’ingresso tutti erano attesi da una torva sfilata di cartellini, dirigenti e impiegati, fattorini e operai. Alle otto in punto, o eri dentro o restavi fuori. E c’era poco da scherzare. Il direttore generale, amabilissima persona, arrivava alle 7.59 spaccate, salutandoci tutti dall’Alfa nera con la benedicente mano, simile a Sua Santità. Scene da Fantozzi? No, pura e semplice realtà da Italietta.

A mezzogiorno l’intervallo era brevissimo. Di mensa non si parlava neanche. Fuori di volata a mangiare alla bell’e meglio e poi subito dentro, a rilavorare a oltranza. Qualcuno non usciva nemmeno. Si portava dietro qualcosa da casa. Tra di essi un fattorino alle primissime armi, figlio del fattorino capo, dipendente di antichissimo pelo e navigata esperienza aziendale. Mangiava, il ragazzo, il panino preparato dalla mamma. Bevendoci sopra acqua del rubinetto, presa in uno degli spogliatoi. Quello femminile, per la precisione. Gli era molto più comodo, e, essendo giovanissimo, nessuno ci faceva caso. Quel giorno particolare, però, entratovi, aveva creduto di avere il mal di mare. Il grande armadio metallico in cui le impiegate chiudevano gli indumenti sostituiti dai castissimi grembiuli verdini — ciascuna sul suo attaccapanni nominativo — ballonzolava come se avesse le convulsioni, quasi fosse in preda alle doglie dello sboom. I fantasmi?

Non ci aveva pensato due volte. Senza fiato, era corso a chiamare il padre. Insieme, poi, impavidi per quanto cauti, avevano fatto scorrere l’anta. Ma quali fantasmi? Chi non ti vedono se non il burbero capo del marketing e la graziosa ma altrettanto seria sua segretaria? Non proprio nudi, ma neanche del tutto vestiti. Beatamente quanto chiassosamente presi in una piacevole pratica di coppia, che al quindicenne e innocente fattorino sfuggì forse nei particolari più intimamente piccanti, ma non certo nella sua carnale inequivocabilità. I due inappuntabili dipendenti stavano... In piedi.

Propalata dal navigato capo fattorino, la salace notizia fece in un lampo il giro della megamulti, crescendo, gonfiandosi, ingigantendosi, arricchendosi di particolari. Cose, commentò qualche faceto, da “market-ting”. Eh eh. Cose, ribatterono gli accigliati progressisti, da paese depresso e represso. Da Italietta, appunto. Vuoi mettere in Francia, in Germania, in Svezia, in Inghilterra? Chi mai lo farebbe in piedi, dentro un Olivetti Synthesis, svelto svelto, nell’intervallo del pranzo?

Be’, la risposta arriva adesso, venticinque anni dopo, riferita dalla stampa in base a meticolose per quanto pruriginose indagini statistiche: lo farebbe il 55% delle “single” inglesi, e infischiandosene quasi totalmente dell’Aids. D’altra parte, il 43% degli uomini e il 25% delle donne aspirano all’avventuroso flirt. Con Kim Basinger, diciamo? Con Michael Douglas? Macché. Con la vicina (il vicino) di scrivania. E dove — si deve pensare — se non dietro a un compiacente Kardex? In definitiva, ben il 67% delle donne inglesi, alle comodità del letto preferirebbe di gran lunga il sedile di un’auto — utilitaria, ben s’intende, allo scopo le Rolls non servono — con tanto di freno a mano nelle costole. Eccetera. Altro che Italietta. Anche in Albione, con ogni evidenza, cento coppie di buoi trascinano meno di un ruspante…